RAGIONANDO un po' sul "VIAGGIO in ITALIA" di Goethe.

 

L’Italia che l'eccezionale visitatore Johann Wolfgang von Goethe visitò dal 3 settembre 1786 al 18 giugno 1788, e che descrisse in “Viaggio in Italia”, due volumi pubblicati tra il 1816 e il 1817 (un’opera di indubbie qualità letterarie e speculative, ma che si rivelò anche un toccasana di rilevanza storica e artistica, in anteprima, per la promozione del turismo nel nostro Paese, soprattutto di provenienza germanica), è un’Italia che ha ben poco a che vedere con quella che venne fuori dal c.d. “Risorgimento”; diciamo dall’”UNITA’ prevalentemente FORZOSA” dell’Italia (1861 – 1873),  e molto più a che vedere (sia pure con l’usura del tempo e i cambiamenti non smaglianti per il prevalere dell’egemonia di altri Paesi), con l’Italia del RINASCIMENTO, che dalla metà del XIV secolo, all’incirca, fino al XVI secolo, portò a valori eccelsi tutte le discipline nel nostro Paese, e, affondando le radici nell’ultima parte del Medio Evo, si diffuse, pur conservando l’Italia, il primato,  in tutta l’Europa, soprattutto dopo la caduta di Costantinopoli (1453), che determinò l’estinzione dell’Impero Romano d’Oriente, ultimo lembo del GRANDE Impero Romano.

Evento questo che comportò il trasferimento in Italia di molti dotti bizantini, e la presenza in essa, di grandi Personalità del Mondo greco-bizantino, che insegnarono in tutte le grandi città. Si diffuse la conoscenza del greco e degli studi umanistici, grazie, soprattutto, alle grandi famiglie (Medici – Este – Sforza – Gonzaga – Montefeltro – Aragona ecc.), e si realizzò la rivalutazione della classicità antica e, in particolare, greca, quale modello della naturalità dell’Uomo, come individuo, e dei suoi valori terreni.

Incombeva, però, su di essa, lo spettro della Riforma Protestante, che affondava le sue radici in movimenti spirituali, quali i Catari, i Valdesi, i Begardi, ecc. che, a loro volta, si riallacciavano direttamente al Medio Evo, e sfociò nello scisma tra Chiesa Cattolica e Chiesa Protestante, nelle sue varie forme; dal che derivò l’irreversibile declino del Rinascimento e il definitivo tramonto del modello classico.

Fu così che, mentre l’Italia languiva sotto il peso della Controriforma, con il senso della precarietà, la superstizione, la mortificazione carnale per i peccati, e così via, che la caratterizzavano, si affermò, nel resto d’Europa, il Continente delle Grandi Nazioni, che proseguivano il modello imperialista di derivazione romana, sulla scorta del perpetuarsi del Sacro Romano Impero (entrato poi in crisi quale entità politico-militare unitaria, dopo la guerra dei 30 anni, e la pace di Vestfalia, nel 1648), la FINE dell’Uomo come individuo, all’interno di una società ispirata ai valori artigiani, agli ideali di etica civile, al pragmatismo, individualismo, competitività, legittimazione della ricchezza ed esaltazione della vita attiva, e così via; un MODELLO IRRIPETIBILE.

Prendevano il posto di tale assetto esistenziale e sociale, altri concetti, altri modelli:  il PRIMATO del POTERE e della EGEMONIA nazionale che, attraverso il PROTESTANTESIMO, portò al LIBERISMO, e alle prime fasi del colonialismo, camuffato di buone intenzioni, quasi una missione umanitaria dell’Uomo civilizzato verso i primitivi, quindi all’ILLUMINISMO e al pieno svolgersi della STORIA MODERNA, fortemente caratterizzata dal MODELLO IMPERIALISTA.

Quel MODELLO CLASSICO, che aveva attraversato i millenni, ora in modo splendente, ora in modo subordinato, se non sotterraneo o addirittura clandestino, di fronte all’ eredità trionfale di Roma, e all’affermarsi di Forze schiaccianti (Impero Ottomano, Impero Arabo ecc.), fino ad approdare al Rinascimento Italiano, andò perduto per sempre.

Poco tempo dopo la scoperta dell’America, si scatenarono gli IMPERIALISMI COLONIALI.

Possiamo considerare questo immenso percorso storico, l’EPOPEA di portata universale delle GRANDI NAZIONI, che si è poi evoluta, nella STORIA CONTEMPORANEA come irresistibile SUPREMAZIA, non solo delle grandi REALTA’ STATALI convenzionali, o filiazioni di accordi unitari, ma, con assoluta preminenza, soprattutto negli ultimi anni, IMMATERIALI, diciamo, senza alcun specifico collegamento territoriale,  quali sconfinate multinazionali, faraoniche lobbies, gruppi bancari e finanziari, capaci di far cadere i governi e modificare il corso degli eventi.

E’ tutto quello che abbiamo sotto i nostri occhi, anche nell’attualità del Mondo, che definiamo GLOBALIZZATO. E’ anche questo IMPERIALISMO, nella sua forma più aggiornata;  e sembra non cedere di un passo, anzi avanzare, incurante delle spinte contrarie, o vincente su di esse, inarrestabile, come “un bolide, senza pilota, senza marcia indietro, e senza freni”, almeno fin quando il Mondo lo reggerà.

Per tornare ora al “viaggio” di Goethe, dovremmo chiederci quale sarebbe stato il seguito della storia italiana, se Napoleone, nel 1815 avesse vinto la battaglia di Waterloo? Forse avrebbe avuto degli intoppi o si sarebbe, addirittura, arenata la pubblicazione dell’opera di Goethe? Questo però, non è molto di interesse qui.

Ma con più aderenza alla comune realtà, diciamo, dovremmo chiederci: se dopo la fine dell’Era Napoleonica, l’Italia avesse ripreso la sua vicenda storica partendo dalle osservazioni e descrizioni di Goethe, tra la fine del XVIII secolo e i primi anni dell’800, e non dalle Guerre di Indipendenza, dalle annessioni, dall’invasione del Regno di Napoli ecc., come sarebbe andato avanti e come sarebbe oggi il nostro Paese?

Non si può dire. E'ben chiaro che la Storia non si può fare con i “se” e con i “ma”; tuttavia, secondo me, è certo che l’Italia, per il senso stesso della sua storia, non avrebbe dovuto MAI inseguire le Grandi Nazioni Europee, sulle loro ormai consolidate e tradizionali ideologie e attività espansionistiche, provenienti da una storia ben diversa, dove, proprio per questo, sia pure con alterne vicende, si presentavano, puntualmente, più o meno integre agli appuntamenti col futuro.

Se l’Italia avesse fatto tesoro del PATRIMONIO del RINASCIMENTO, forse, oggi, non annasperebbe nella subalternità, nell’ignoranza e nell’insipienza diffuse e sempre più dominanti, ma sarebbe stata e sarebbe, magari, essa, inseguita, dal resto del Mondo, sulla via del rispetto reciproco dei popoli, della cultura, dell’arte, della bellezza, dell’etica sociale ecc. pigmenti fondamentali di una VERA RICCHEZZA andata, invece, ahimé, DISPERSA.

 

Forio 12.9.2017