l'ITALIA e la GRECIA CLASSICA

 

PERCHE’ la CULTURA ITALIANA è influenzata prevalentemente dalla CULTURA della GRECIA CLASSICA, piuttosto che dalla CULTURA ROMANA?

Cercherò di illustrare, sia pure in modo sintetico, questo MIO PENSIERO, in poche battute, se ci riesco.

Va detto, innanzitutto, che non aver colto e valorizzato adeguatamente questo aspetto della nostra Storia, è costato molto al nostro Paese, in termini di degenerazione politica, intellettuale, artistica, di crescita e di collocazione sociale, in raffronto con  altri Paesi omologhi, che avevano diverse, specifiche, particolarità.

La nostra Civiltà trae origine, prevalentemente, dalla civiltà del Rinascimento Italiano, che ha riempito di sé il Mondo, come è noto.

Ma per ritrovare ciò che ha fatto risplendere, in modo decisivo, il nostro Rinascimento, non dobbiamo fermarci alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nel V° secolo d.C. (deposizione dell’ultimo imperatore, ad opera del generale mercenario germanico Odoacre, nel 476). Questo comportò una sorta di INTERNAZIONALIZZAZIONE dei principi, degli usi e costumi, del sistema di vita e di governo della ROMANITA’. Pertanto tutti i popoli che invasero e saccheggiarono i domini dell’Impero, ne divennero portatori; ne ripristinarono, in un  certo senso il concetto e, attraverso varie elaborazioni ed evoluzioni, diedero vita ad altri imperialismi, inizialmente Germania, poi Francia, Inghilterra ecc., fino alla nostra epoca.

L’Italia in quanto espressione geografica e ideale, restò fuori da questo fenomeno, durante tutto il lungo Medio Evo, per ovvi motivi, essendo terra di conquista e non di riscatto e di affermazione.

E’ necessario, invece, risalire all’Impero Romano d’Oriente, o Impero Bizantino, caratterizzato da una grande e diffusa cultura umanistica, letteraria, filosofica ecc., che si riallacciava direttamente alla CULTURA CLASSICA ELLENICA, ed era comunque di impronta orientale, essendo ormai l’Occidente impraticabile e devastato dalle scorrerie di orde barbariche. Esso giunse, in condizioni a lungo floride, fino alla IIa metà del XV° secolo.

Quando, sotto la spinta, soprattutto, degli Ottomani, cadde Costantinopoli, nel 1453 (39 anni prima della scoperta dell’America, che, convenzionalmente segna la fine del Medio Evo), moltissimi dotti bizantini si trasferirono in Italia, dove avevano ancora i loro avamposti e dove, comunque, era Roma, da cui traevano la loro stessa identità e ragion d’essere.

Orbene, il loro modello di riferimento, per quanto sopra accennato, era il MODELLO CLASSICO GRECO, di cui il MODELLO IMPERIALE ROMANO, non era stata una proiezione, come secoli di CATTIVA elaborazione esegetica e filologica hanno consacrato, bensì un EVENTO di SOVRAPPOSIZIONE, distaccato ed oppressivo, avente diversa origine, diversi criteri, diversi obiettivi; che si era peraltro, appropriato di tutto il PATRIMONIO spirituale, etico, artistico, architettonico e scientifico, oltre che territoriale e consuetudinario prima della Magna Grecia, poi della Grecia vera e propria. Va, peraltro, riconosciuto all’Impero Romano d’Oriente, il merito di aver preservato l’idealità ellenica dalle devianze delle successive dominazioni.

Tale situazione comportò che, in tutta l’Italia, si diffuse la lingua greca e, con essa, il pensiero greco, che, nel Rinascimento ebbe collocazione di centralità, e trovò il suo massimo risalto in tutte le umane attività ed espressioni.

L’Italia, quindi, incamminandosi lungo il percorso dei Greci, ha individuato, dentro di sé, e costantemente ritrova il DNA dello studio e della ricerca, dell’approfondimento dei concetti e degli elaborati, del rispetto dell’altrui origine, modo di realizzarsi e di confrontarsi nei rapporti sociali; una impronta genetica di tipica derivazione ellenica, che nulla ha a che vedere con la conquista e la sottomissione degli altri popoli e il disprezzo di altre Civiltà; elementi tipici dell’imperialismo romano.

E per quanto esso sia stato offeso, mutilato, umiliato, deformato e soggiogato in vari modi, ed ancora lo è, passando dagli scandali pubblici, alle guerre coloniali, ai rigurgiti autoritari e intolleranti, al decadimento nell’ignoranza, nel comportamento criminale, e nell’incapacità di risollevarsi, di credere in se stessi e migliorare i rapporti istituzionali di giustizia, di equità, di fratellanza, e così via, TUTTAVIA ancora tenacemente persiste nella mente e nel cuore degli Italiani e, prima o poi deve NECESSARIAMENTE emergere; a meno che non si debba concludere che ci siamo ritrovati tutti, MISERABILI residuati di una, obbrobriosa, inarrestabile decadenza, e di una ITALIANITA’ inconsistente, perdente e ottusa.