Sulla DECRESCITA FELICE (un'occasione probabilmente mancata)

Per saperne di più (parte introduttiva)

 

FONTE: “Mappa Mundi” di Domenico De Masi (v. in particolare pag. 681 s.s.); con liberi adattamenti e approfondimenti (in parallelo anche con vari passaggi del mio romanzo “Rumore di passi nei Giardini Imperiali”).

 

In questo nostro mondo globalizzato e parcellizzato, postindustriale, laicizzato, sbandato e autodistruttivo, percorso da grandi migrazioni e grande confusione di comportamenti, sconvolgimenti atmosferici ed ecologici senza precedenti, patchwork di sistemi politici ed economici, ideologie, partiti, sindacati, culture, stili di vita; questo mondo di commistione ed intreccio tra “ottimisti” e “pessimisti”, quelli che la rivista “The Mother Earth News”, definisce, rispettivamente, “playboys” e “plowboys”, vediamo quali indicazioni, quali barlumi, come sciabolate di una fioca ma tenace pila, nel buio pesto, può darci lo scrittore e filosofo austriaco Ivan ILLICH, uno degli appassionati fautori e teorici convinti della DECRESCITA FELICE, “archeologo del futuro e storiografo delle mutazioni”, secondo la definizione di Serge LATOUCHE:

 

Partiamo dalla spirale di produzione e consumazione, tendenzialmente senza limiti; una “crescita infinita” che è concettualmente confliggente con il “mondo finito” che abbiamo sotto i nostri sensi, e nel quale viviamo, senza alcuna effettiva possibilità di diverse alternative.

E’ qualcosa di inaccettabile. Per spiegarlo in modo che sia chiaro e inconfutabile, Illich usa una metafora di incomparabile semplicità ed effetto:

 

la lumaca costruisce il suo guscio aggiungendo pazientemente, una dopo l’altra, delle spire sempre più larghe ma, giunta ad un certo punto, si rende conto, istintivamente che, se aggiungesse una sola spira più larga, il guscio crescerebbe tanto (16 volte più pesante, per la precisione) da superare la forza fisica necessaria per trasportalo; lungi dal contribuire al suo benessere, diventerebbe quindi, un sovraccarico mortale per essa. Allora la lumaca inverte la marcia e comincia a costruire spire sempre più strette.

 

Secondo Illich e gli altri sostenitori della DECRESCITA, perché essa si affermi e produca i suoi benefici effetti per l’umanità, bisogna investire in essa; cioè l’uomo deve accettare e farsi promotore di quello che, apparentemente è un paradosso: spendere danaro in ricerche, ammodernamenti, cambiamenti, non per realizzare un ulteriore arricchimento, ma un calibrato e studiato decremento.

Questa è la RAZIONALIZZAZIONE ecologica del nostro Pianeta, che è rischiosissimo e folle, rinviare ancora.

 

Essa si sostanzia nel restringimento della sfera governata dalla razionalità economica in senso moderno.

Non può esserci MODERNIZZAZIONE ecologica senza RESTRIZIONE della dinamica dell’accumulazione capitalistica e senza RIDUZIONE del consumo per autolimitazione.

L’idea di decrescita e l’impegno ecologista devono procedere di pari passo, per la salvezza del Mondo, al quale, anche chi ne sfrutta e annienta le risorse, lo inquina, lo bombarda; lo rende, insomma, brutto, ingiusto e violento, appartiene.

 

L’alternativa sarebbe la sua stessa fine.

Il motto che dovrà fare da filo conduttore di questo percorso è: “MENO ma MEGLIO”; lo scopo finale è una SOCIETA’ nella quale si possa vivere MEGLIO, lavorando e consumando MENO.

 

Al produttivismo individualista dell’Ovest, così come a quello collettivista dell’Est, Illich contrappone l’AUTONOMIA dell’individuo e un AMBIENTALISMO che consideri il contesto umano come componente imprescindibile dell’ambiente.

Ma egli è convinto che non si riuscirà mai a realizzare tutto questo in un contesto pacifico e condiviso (sempre che così dovesse essere, una volta che se ne siano compresi i benefici) .

 

“Per entrare in una fase di effervescenza propizia ad un cambiamento radicale, occorre che l’Umanità batta il muso contro catastrofi abbastanza grandi da scuotere il Mondo, ma non così grandi da schiacciarlo” (ancora una volta, l’alternativa è, appunto, quella della CATASTROFE così GRANDE da schiacciare il Mondo, e precipitarlo nel NULLA).

 

Illich individua tale inevitabile scossone, in un evento da molti anni in gestazione: una “rivoluzione ecologica, sociale e culturale, che abolisca le costrizioni del capitalismo”.

 

Secondo André GORZ, filosofo e giornalista francese, fondatore dell’ecologia politica, e, nel 1964 di “Le Nouvel Observateur”, che amò Dorine, fino al punto di morire con lei, affetta da grave malattia, ad 84 anni, nel 2007, dando così un esempio di quali estremi picchi può raggiungere il trasporto verso una persona amata:

 

“non c’è più bisogno di una classe rivoluzionaria per abbattere il capitalismo. Che sta scavando da solo la sua tomba e quella di tutta la società industriale”.

Ma in questo caso, è in errore, come implicitamente, lui stesso riconosce.

 

La RIVOLUZIONE, infatti ( di tutte le classi, le etnie e le realtà alternative all’ASSETTO di POTERE) non ha più, come obiettivo, l’ABBATTIMENTO del CAPITALISMO; bensì proprio quella seconda parte della sua frase: evitare che la CADUTA del CAPITALISMO, trascini con sé, nel NULLA, tutta la Società, per COSTRUIRE un dopo-capitalismo, finalmente FELICE.

 

 

LA DECRESCITA FELICE

seconda parte (entriamo nel vivo)

 

 

LA DECRESCITA FELICE che non ci sarà.

(Mappa Mundi – Domenico De Biase. V. in particolare, il “modello postindustriale”)

“L’intera umanità professa un unico credo. I ricchi lo celebrano, i poveri vi aspirano. Un unico Dio, il progresso, un unico dogma, l’economia politica, un unico paradiso, l’opulenza, un unico rito, il consumo (nuovi tempi, nuovi riti - la ritualità religiosa è roba da scavi archeologici), un’unica preghiera, crescita nostra che sei nei cieli…

 

Ovunque la religione dell’eccesso venera gli stessi santi – sviluppo, tecnologia, merci, velocità, frenesia – dà la caccia agli stesi eretici – chi sta fuori dalla logica del rendimento e del produttivismo – propone un’unica morale – avere, mai abbastanza, abusare, mai troppo, gettare, senza ritegno, poi ricominciare, ancora e sempre.

Uno spettro agita le notti di questa umanità, la depressione del consumo.

Un incubo da ossessione, la variazione del prodotto interno lordo” (J.P. Besset – “come salvarsi dal progresso senza essere reazionari”).

 

Latouche: Il nostro sistema è basato sulla dismisura, sul delirio della crescita; la nostra produzione e i nostri consumi continuano temerariamente a sfidare la capacità di rigenerazione della biosfera. Vanità, cupidigia e volontà di potenza gareggiano in questa sfida fatta di frodi, corruzione e furti, accompagnata da un concerto infernale di esperti, tecnici, responsabili, consulenti, ingegneri, studiosi ciechi e arroganti, tutti accomunati dal culto della scienza e della fede nel progresso.

Il risultato è sotto i nostri occhi: deregolazione climatica, scomparsa delle biodiversità, rapido esaurimento delle risorse naturali, morte degli oceani, diffusione inquietante delle malattie create dall’uomo.

L’opposto, insomma, del mondo concepito da Aristotele, come misura, prudenza, equilibrio.

 

Molti di questi temi sono ampiamente riscontrabili, con dovizia di supporti scientifici, nell’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco, che si rivela, pertanto, filosofo e scienziato della salvezza del nostro Pianeta, attraverso una rinascita sociale e ambientale, dall’alto del suo compito di guida spirituale, con l’imprimatur del misticismo, che caratterizza la sua persona (oltre che portatore del kharma dell’induismo, per la sua semplicità, serenità, spiritualità, e amore e rispetto per il prossimo).

 

LA DECRESCITA FELICE che non ci fu.

(Rumore di passi nei giardini imperiali – Alberto Liguoro – diffusi richiami in tutto lo scorrere del libro)

 

Nella Terra del Fuoco gli abitanti inseguivano il tempo; allora mi ci misi di impegno e riuscii a prendere l’attimo, al volo, proprio mentre mi passava davanti. Che cosa non vidi… le fosse comuni, quell’abitudine della preistoria, quel regalo delle tragiche vicende umane anche in epoche più recenti, niente al confronto! Spianate, montagne, laghi di cadaveri di ogni età… una pianura di Nullarbor, un Monte Cook, ma che dico… di più! Un Kilimangiaro… un lago Eyre, una Fossa delle Marianne! Tutto era contaminato… così continuò il racconto di Laughton, dopo un’altra lunga pausa, durante la quale si sentiva il sibilo del vento … e non solo la Terra. Dovunque ogni forma di vita animale o vegetale… infettata da radiazioni, contagi, sconosciute malattie; i corpi trasudavano acidi che in breve tempo conducevano alla morte, e se il tempo si allungava era una maledizione… il macero, la fusione in indistinguibili ammassi di uomini, animali, vegetali, trasformazioni in esseri mostruosi, dove, presto, la notte eterna si allargava a macchia d’olio e ingoiava ogni cosa. Le cellule impazzite della natura, i tumori, le escrescenze, le deformazioni, non risparmiano l’elettronica, l’informatica, la meccanica, l’ottica, per cui il magma, i microrganismi, i vermi, gli insetti, possono essere anche virtuali, cibernetici, meccanici, radiali, psichedelici e la combinazione e fusione di ogni cosa.

 

Ho visto cose orribili in giro! affermò Kaor. Ho vissuto in lungo e in largo per l’Europa al seguito di una équipe di scienziati, di cui ero al servizio; le “isole del sole morente”, tutte le isole del Mediterraneo occidentale, grandi e piccole, ognuna aveva il suo sole, grande o piccolo a seconda l’isola. Soli rossi dai lunghi tentacoli, ormai senza più controllo ed energia in via di esaurimento, impazziti, buttavano i raggi-tentacoli, enormi, come di piovre giganti quanto un atollo o il cono di un vulcano, afferrando tutto quello che incontravano, e quello che afferrano buttano dentro di sé per acquistare energia. Tutto uno sfacelo lì, in giro e tutt’intorno.

 

Uomini, donne, vecchi, bambini, cani, uccelli, topi e ogni altra bestia… cibo per i mimi sanguinari di Parigi! Fuggivano tutti; molti ce l’hanno fatta, molti sono morti. Infine tutto distrutto! Dato alle fiamme, o ridotto un cumulo di macerie. Non più giochi per i bambini e i non bambini, amico Yankee, e niente più materiale per il fantasioso. L’ultimo tendone in piedi è la grande tenda sull’Adriatico, la darsena del paludoso lago Mediterraneo, per i giochi acquatici. Gas mefitici sprigionati dal mare… uccisero tutti lì, sotto il tendone. E quelli che hanno tentato di fuggire verso le coste italiane hanno trovato il collasso delle coste. Le spiagge ridotte a… sabbie mobili che ingoiano i fuggiaschi, come a El Ghiza (pure in Egitto sono stato al loro seguito). Molti morti… dove le sabbie mobili ingoiano tutti e ogni cosa, come esseri mostruosi sotterranei… le piramidi, la Sfinge sbilenche, e questa pure con la testa mozza, che giace veramente frantumata ai suoi piedi, e ogni altra cosa. Il vento copre ogni cosa. E ora… un mondo sotterraneo lì, buio, eppure si vive come in tutti gli altri mondi, anzi c’è sempre uno spettacolo… al quale si accede attraverso un piccolo portale detto la Celletta, da cui puoi prendere quel poco di luce.

 

Il fil rouge annullava ogni separazione tra prima e dopo il Big Bang; acchiappava, passando per le ere, le biblioteche e ogni altro luogo del mondo, le circostanze, le mappe dei servizi segreti della Confederazione Astrale, tutti i linguaggi degli abitanti in ogni luogo, in ogni tempo, passando attraverso la grande notte nera che la circondava, l’Isola del Sole, per quanto sconosciuta e irraggiungibile, l’arcipelago di Lomonosov, il piccolo villaggio di Zijvack e qualsiasi altro luogo di cui la grande notte nera si fosse impossessata, i luoghi infetti da altre catastrofi, i luoghi incontaminati, per ciascuno, quello che era, era stato e sarebbe stato, e i caleidoscopi e i rotismi, come le scacchiere, le sfere, i microscopi, i telescopi, le clessidre e qualsiasi altro apparecchio, quando e dove fossero.

Si sentiva parlare, talora, e si sarebbe continuato a sentire in vari luoghi del mondo e in varie dimensioni, di un altro remoto Big Bang quale origine dell’universo, ma nella comune opinione questo aveva il valore di una leggenda o poco più, un parere scientifico o fantasioso da lasciar perdere, come era per la Terra esistita e sparita prima della notte dei tempi.