PENNIVENDOLI OBBLIGATORI

L’ERA del PENNIVENDOLO

L’ERA di “E’ LA STAMPA BELLEZZA”, era l’Era in cui il BUON GIORNALE si apprezzava per la raffinatezza e bontà, anche se in base a tesi da dimostrare, dei concetti, delle idee e delle critiche sugli accadimenti;

il BUON TELEGIORNALE o SERVIZIO TELEVISIVO si apprezzava per la COSCIENZA e ONESTA’ INTELLETTUALE con cui veniva proposta la VERITA’ (secondo le inchieste giornalistiche svolte) dei FATTI che venivano raccontati, e anche la SCELTA ponderata delle PRIORITA’ degli stessi.

L’ERA del PENNIVENDOLO è quella che cerco qui di rappresentare, secondo il mio punto di vista.

 

PENNIVENDOLI OBBLIGATORI

Le regole dell’INFORMAZIONE cambiano le carte in tavola.

Quando i GIORNALI si VENDEVANO e i TELEGIORNALI si VEDEVANO con SPIRITO CRITICO, il discorso era:

Caro EDITORE il tuo interesse è certo quello di VENDERE (o i giornali, o la pubblicità in TV), perché la tua è una ATTIVITA’ d’IMPRESA.

Per ottenere tale RISULTATO, devi INVESTIRE e fare AFFIDAMENTO su un bravo DIRETTORE; non invadere mai il suo campo, che è di natura diversa, di natura professionale, dove, normalmente non hai competenza, anche se le sue idee non corrispondono alle tue.

Devi, anzi APPOGGIARLO, soprattutto se vedi risultati e, via via, sostenerlo sempre di più.

Se invece ti rivolgi, o ti accorgi di esserti rivolto ad un PENNIVENDOLO, devi subito LICENZIARLO, anche se ti piange il cuore per la tua VICINANZA IDEOLOGICA, e sostituirlo con un DIRETTORE libero e capace; perché l’UTENZA se ne accorge e, siccome non ama essere TURLUPINATA, immediatamente cambia giornale, o cambia canale.

VALEVA di più il GIORNALISTA che era più bravo, più libero, più capace di arrivare al cuore della PUBBLICA OPINIONE.

L’INFORMAZIONE era CORRETTA e incideva sulle scelte del POTERE, che doveva con essa CONFRONTARSI.

Erano contenti i lettori e gli ascoltatori; era contento l’EDITORE che guadagnava bene; erano contenti i GIORNALISTI che su questa linea, si AFFERMAVANO.

Nell’insieme ci guadagnava la VITA DEMOCRATICA.

 

OGGI che i GIORNALI non si VENDONO più, se non per FATTI di cronaca o EVENTI che ci riguardano direttamente, o per il CALCIO, si dà, magari, solo un’occhiata a quelli ON LINE;

e i TELEGIORNALI si guardano tra una portata e l’altra, o giocando a burraco,

l’EDITORE non ha IMPRESA da svolgere; pubblico o privato che sia, NON CHIUDE TUTTO solo per altri motivi o interessi:

o ha un obbligo istituzionale al quale assolvere;

o perché opera tenendo d’occhio sovvenzioni varie, di provenienza normativa o privata;

o perché intende portare acqua ad aree socioculturali, o forze politiche, alle quali appartiene direttamente, o è molto vicino;

QUINDI cambiano radicalmente le REGOLE:

ed ecco che abbiamo le RETI e le TESTATE di FAMIGLIA, quelle di PARTITO, quelle di INDIRIZZO GOVERNATIVO, quelle di PARROCCHIA, quelle di ASSOCIAZIONI, ecc.

(ovviamente chi ha più POTERE economico, o politico, o religioso, ha MAGGIOR RILIEVO).

Allora:

Il MESSAGGIO dell’EDITORE al GIORNALISTA e, in particolare, al DIRETTORE della testata o della rete è:

Tu, quale MIO DIPENDENTE, devi fare e scrivere quello che ti DICO io, anche se, in tutto o in parte, non lo condividi (esattamente l’OPPOSTO di quanto sopra);

NON quello che tu pensi, o che, credi, corrisponda di più alla VERITA’ dei FATTI, o faccia VENDERE di più.

Più sei FEDELE alle mie DIRETTIVE, più io TI PAGO.

GUADAGNARE di più non è CERTAMENTE illegittimo o disdicevole.

Ed ECCO che il bravo GIORNALISTA si TRASFORMA in bravo PENNIVENDOLO, e va ad ingrossare le fila di quelli che già c’erano prima.

Alla fine, dobbiamo constatare che proprio questo modello, il PENNIVENDOLISMO, dopo aver perso tutte le BATTAGLIE, ha vinto la GUERRA, e PARADOSSALMENTE, dimostra che AVEVA RAGIONE lui; probabilmente ha sempre AVUTO RAGIONE.

VALE oggi, il GIORNALISTA che si SOTTOMETTE e si SA VENDERE meglio;

non ha più STORIA (tranne rari casi, da tenere gelosamente in BACHECA, tra l’altro difficili da individuare, al di là delle APPARENZE) essere  più bravo, più libero, più capace di arrivare al cuore della PUBBLICA OPINIONE.

L’INFORMAZIONE è INFLUENZATA (non influenza più NULLA di sua autonoma provenienza) dalle scelte del POTERE, che non deve più con essa CONFRONTARSI, ma essere in grado di AVVALERSENE, più o meno correttamente, in RELAZIONE alle LOTTE di POTERE che, sempre, si svolgono in ambito POLITICO e SOCIALE, con riferimento a TUTTI i settori della vita pubblica e privata:

dalla Pubblica Amministrazione, alla Scienza (per come, in diversi modi, viene interpretata), alla Scuola, formativa e professionale, all’Università, al mondo del Lavoro (e dei nuovi lavori), alla Giustizia e all’Ordine Pubblico, alla Sanità, alla Letteratura, all’Arte, agli Spettacoli, alla Religione (o, meglio, alle Religioni e alle varie loro diramazioni), persino allo Sport (sarà pure una battuta, ma… VISTO quanto poco hanno influito i commenti e interventi mediatici sul CAPRICCIO di Virginia RAGGI di non far svolgere le Olimpiadi a Roma, e quanto consistentemente, invece, lei e i suoi SOSTENITORI, da una parte e i DETRATTORI, dall’altra, hanno strumentalizzato i MEDIA a fini opposti, senza NULLA modificare, ma portando l’acqua desiderata e possibile, ai rispettivi MULINI?)

I lettori e gli ascoltatori LEGGONO o SENTONO quello che VOGLIONO leggere o ascoltare secondo le proprie CONVINZIONI o PROPENSIONI politiche, etiche, religiose, ecc. formatesi altrove, e non già in ambito MEDIATICO, dove trovano solo OVVIE CONFERME.

SOFFRONO un po’ TUTTI:

Gli UTENTI che finiscono col comprendere ben POCO di quello che i MEDIA diffondono, e si azzuffano anche tra loro, in un bicchiere d’acqua;

L’EDITORE che deve stare bene attento a non perdere SPUNTI e PRIMATI e procurarsi, anche quantitativamente, sempre più CANALI di COMUNICAZIONE, senza guadagnarci gran che, in termini imprenditoriali, ma solo per fronteggiare i CONCORRENTI;

i GIORNALISTI che, devono continuamente SFORZARSI di COMPIACERE chi li paga, per non mettere a rischio il POSTO, e CONTEMPORANEAMENTE (almeno i più qualificati intellettualmente e culturalmente), cercare di non perdere la propria CREDIBILITA’ e FAMA di QUALITA’ verso la generalità dei cittadini (una FATICA di SISIFO, complessivamente e sostanzialmente PERDENTE).

Su questa linea, il GIORNALISMO, non è che sia MORTO (si spera che DORMA semplicemente e prima o poi dovrà RISVEGLIARSI), ma, nei tempi correnti, NON è PIU’ TALE, in Italia (ma il discorso può estendersi ad altri Paesi e Coalizioni o Centri di Potere a noi OMOLOGHI).

E’ piuttosto PALESTRA di SCONTRO di FORZE, di ALLEANZE, di PROGETTI che intendono affermarsi come EGEMONI.

E’ di questo che aveva bisogno la nostra VITA DEMOCRATICA?

 

7 Ottobre 2019                                                          Alberto Liguoro