AMAZZONIA ultima spiaggia dell'Umanità

 

 

In tutto il Mondo, quelli che chiamiamo "primitivi", stanno cercando di salvare noi "illuminati", dal disastro totale.

NOAM CHOMSKY

 

E’ evidente che se la depredazione, la distruzione e i saccheggi alle ricchezze naturali del suolo e del sottosuolo dell’Amazzonia, continuano al ritmo attuale, entro una ventina d’anni arriverà il giorno fatale in cui, compunti, andremo ad officiare il requiem per l’Amazzonia  (E. Kräutler). Ma anche per il mondo complessivo, perché distruggere le foreste e le loro risorse naturali, significa compromettere il pianeta intero (G. Deiana).

(Osservo che, siccome queste annotazioni risalgono al 2015; nel 2035, e cioè più o meno  tra 15/16 anni, se non ci sarà una NETTA INVERSIONE di marcia, chi resterà di noi andrà ad “officiare il requiem” per l’intero nostro Pianeta)

 

In un vastissimo territorio, dai contrafforti andini del Rio delle Amazzoni a nord, fino ai bacini del Paraguay e del Paranà a sud; un "impero", quindi, con dimensioni da impero romano, gli indios e la foresta si condizionano a vicenda. Le relazioni non sono naturali, ma culturali, in una rete intricata di reciprocità, e in effetti essi sentono e vedono la natura come parte integrante della loro società e cultura, come un prolungamento del loro corpo personale e sociale.

Per loro, la natura è un soggetto vivo e con una propria intenzionalità; non qualcosa di oggettuale, muto e senza spirito, come per noi moderni. La natura parla, e l’indigeno ne intende la voce e comprende il messaggio.

Gli indios hanno raggiunto un sottile equilibrio socio-cosmico e un’integrazione dinamica,  a dispetto di guerre e stermini.

(E. Kräutler  “Ho udito il grido dell’Amazzonia” da “Grido della Terra e lotta di liberazione” di Giuseppe Deiana)

La Natura ha l’anima che si integra con l’anima dell’Uomo che la rispetta (n.d.r.)

Per i popoli indigeni, così come per molti contemporanei  attenti alle scienze della vita e dell’Universo, tutto è vivo e tutto è portatore di messaggi che dobbiamo decifrare.

L’albero non è soltanto un albero. Possiede braccia che sono i suoi rami, mille lingue che sono le sue foglie, unisce la Terra al Cielo, con le radici e con la chioma.

(Ivi.)

L’albero, come ogni altro essere senziente, ha l’anima (n.d.r.)

L’ideale del “buen vivir” entro una concezione olistica della vita umana, governa le comunità indigene.

Il “vivere bene” come alternativa di civiltà, è OLISMO nella VITA, sviluppatosi in centinaia di anni, nell’ORGANIZZAZIONE diretta della vita, nella società e nella natura;

OLISMO della SALUTE, che consta di SPIRITO, CORPO, AMBIENTE, SOCIETA’.

Esso non va confuso con il corrente concetto di “benessere” o “qualità della vita”.

Nella società dominante, tutti vogliono vivere meglio e godere una migliore qualità della vita.

Comunemente, tale qualità della vita è associata al Prodotto interno lordo.

Il PIL, che rappresenta tutte le ricchezze materiali che un Paese produce, è una misura inventata dal capitalismo per stimolare la produzione crescente di beni materiali e un consumo illimitato.

Ultimamente, di fronte alla crescita della povertà e all’urbanizzazione “favelizzata” nel Mondo,

l’ONU ha elaborato la categoria dell’ INDICE di SVILUPPO UMANO.

Qui sono presi in considerazione i valori immateriali:

SALUTE, ISTRUZIONE, UGUAGLIANZA SOCIALE, CURA della NATURA, PARITA’ di GENERE, ed altri.

La visione OLISTICA e INTEGRATA dell’essere umano, inserito nella GRANDE COMUNITA’ TERRESTRE, include, oltre all’essere umano stesso, l’aria, l’acqua, i suoli, le montagne, gli alberi e gli animali.

Questo vuol dire restare in profonda comunione e armonia con la Pacha Mama  (la Terra), con le energie dell’Universo e con Dio.

La preoccupazione centrale non è l’accumulo. Giorno dopo giorno, Madre Terra ci fornisce tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Il nostro lavoro supplisce a ciò che essa non ci può dare o produrre a sufficienza e con decenza per tutti, celebrando i sacri riti che continuamente rinnovano la connessione con il Cosmo  e con Dio.

Gli indigeni possono essere, in tante cose, nostri maestri (Leonardo Boff); Maestri della sacralità della Terra, paragonabili, per la loro interpretazione della relazione tra l’Universo e Dio, per tutelare la buona salute dell’ecosistema planetario, a filosofi come Giordano Bruno (unione tra la natura e il divino), Spinoza (Deus sive Natura), ecc.

I FILOSOFI (come gli SCIENZIATI) pensano all’unione e alla cooperazione di tutte le componenti della totalità (Natura, Cosmo, Dio). Mi riferisco, ovviamente alla BUONA SCIENZA e alla BUONA FILOSOFIA.

Mentre

Gli INDIOS le hanno sempre vissute e continuano a viverle, nel CONCRETO dell’esistenza “primitiva” e “selvaggia”.

La SFIDA dell’AMAZZONIA è quella ci coniugare tutto questo con la MODERNITA’, compresi, in essa, il COMPUTER e la RETE, per guarire le piaghe croniche della deforestazione, dell’occupazione delle terre da parte dei latifondisti, lo sfruttamento indiscriminato del sottosuolo e delle risorse idriche, che rischiano di compromettere irrimediabilmente la sopravvivenza del grande polmone verde del pianeta, e della sua biodiversità.

Scriveva il giovane missionario Salvatore Deiana: “A volte si pensa di essere ancora al periodo delle pietre. Si usano mezzi rudimentali, capanne di fango, tronchi storti e grandi coltellacci. E’ la vita della foresta. Si incontrano, però, vicino ai primi, dei mezzi supermoderni come il trattore, le motoseghe, generatori e mezzi  per produrre il gas in casa, con i resti delle vacche e degli animali”.

[ da E. Kräutler  “Ho udito il grido dell’Amazzonia” e  “Grido della Terra e lotta di liberazione” di Giuseppe Deiana, pag.107 ss. (Ritrovo tutto questo nei miei articoli sull’anima, in questo blog; e in “se l’uomo fosse lasciato vivere in  pace” anche qui). Non dissimile è l’armonia e l’equilibrio tra la vita e la morte, che la natura organizza da sola nell’”Isola del sole” (v. in “Rumore di passi nei giardini imperiali” romanzo di futurologia di A. Liguoro); così come, concettualmente ripreso nel mio pamphlet  “PASSI nel COSMO e MAPPA del COSMO”]

Le danze e le feste degli indios sono viste con fastidio dal c.d. “Mondo civilizzato”, eppure il senso del nostro effimero passaggio su questo mondo è percepire la maestà dell’Universo e gustare la bellezza della Terra. L’essere umano esiste, soprattutto per danzare e festeggiare questo splendore, come riconosciuto anche da un filosofo del calibro di Aristotele, nel nostro mondo mediterraneo, non  caso, nella vera EPOCA CLASSICA (Grecia fino al I° secolo a.C.).

Questa è la GRANDE CONTRADDIZIONE della nostra ESISTENZA, alla quale siamo pervenuti attraverso i contorti percorsi dell’EVOLUZIONE STORICA dell’Umanità.

Desidero ora concludere con parole di grande saggezza e spiritualità, forse troppo per essere ascoltate:

Ci parla dell’Amazzonia, con la sua indiscussa autorità  e precisione, Papa Francesco, nell’enciclica “Laudato si’”:

“Ricordiamo, per esempio, quei polmoni del pianeta colmi di biodiversità, che sono l’Amazzonia e il bacino fluviale del Congo, o le grandi falde acquifere e i ghiacciai. E’ ben nota l’importanza di questi luoghi per l’insieme del pianeta e il futuro dell’umanità.”

OMISSIS

“Di fatto esistono proposte di internazionalizzazione dell’Amazzonia, che servono solo agli interessi economici delle multinazionali” (Cap. I 38)

Milano 4 dicembre 2019                                                              Alberto Liguoro