ALCHIMIE del TEMPO

ALCHIMIE del TEMPO

 

Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l’uomo diventa sempre più furbo e più debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione della sua debolezza. I primi suoi ordigni parevano prolungazioni del suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma, oramai, l’ordigno non ha più alcuna relazione con l’arto. Ed è l’ordigno che crea la malattia con l’abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice. La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione salutare. Altro che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati.

Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronta la quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.

(“La coscienza di Zeno” pag. 344, 345 Newton Compton Editori – Italo SVEVO 1921)

 

 

Il vento del deserto continuava a soffiare, sempre più forte, a spingere, a ingrossare gli Oceani e gonfiare le vele della Terra e dell’”Invincibile Armata”, e le vele… nelle quali si erano già aperti ampi squarci, da cui prorompeva la luce del sole, e le mura dei castelli e dei grattacieli, dove si svolgevano orge e sontuosi banchetti… si erano, infine, del tutto lacerate, i lampadari erano caduti, il ventre della Terra si era aperto, e così come una bolla di sapone, la Terra era esplosa.

Herbert, quindi, non trovò più niente d’intorno, se non un vuoto improvviso…

La Terra esplose… La Terra esplose… La Terra esplose…

Virgola 8, virgola 7, virgola 6 e così via… Boom!

C’era una bomba ad orologeria al centro della Terra… chi l’avrebbe mai detto!

E così dopo tutte le ere e i millenni, al punto 000… omissis… 000,9…,8…,7…,6 e così via… boom! FINE.

Strano! Mi ricorda qualcosa… Thelma e Louise… quel loro salto nel vuoto, trionfante, libero, sublime… così semplice nella sua definitività.

La Terra esplose, la vicenda umana finì e non interessò più nessuno, semplicemente perché non c’era più nessuno.

Herbert precipitò, come tutti, attraversando la Troposfera, la Stratosfera, la Ionosfera e la Esosfera, e si trovò in un buio senza tempo e senza spazio, nel quale non si può neanche dire volò, stette quasi immobile, senza fretta e senza rumore… come in quel film di Kubrick.

Intorno c’era solo musica… Richard Strauss… Così parlò Zarathustra

(“Il Vecchio Teatro” pag.183, 184 Guida Editore – Alberto LIGUORO 2001)

 

Non intendo fare nessu raffronto; me ne guarderei bene, per ovvi motivi.

Mi interessa solo sottolineare la SINGOLARITA' per cui 80 anni dopo quello che ha scritto Italo Svevo in "La coscienza di Zeno", io ho scritto il brano di cui sopra in "Il Vecchio Teatro", ma non ho ancora letto il libro di Svevo, e ignoravo totalmente il brano riportato e in esso contenuto.

Ma, soprattutto, mi chiedo: CHE COSA SIGNIFICA ciò?

 

4.11.2020                                              Alberto Liguoro