La MATEMATICA salverà il MONDO?

 

 

 

NO.

Troppe cose, ormai lo “salveranno” perché ESSO possa salvarsi davvero.

 

Direi piuttosto che:

Non si salverà il MONDO, ma la MATEMATICA sì.

 

Occorre una spiegazione:

Perché il MONDO possa salvarsi SAREBBE assolutamente INDISPENSABILE che si ANNULLINO tutte le frontiere;

     che tutti i POPOLI si mescolino e possano CONVIVERE tra loro, senza DISTINZIONI di provenienza, di razza, di religione, di orientamenti sessuali;

     che vi sia una PARITA’ economica e sociale RIGOROSA:

     che non vi sia alcun SPRECO o INQUINAMENTO e TUTTE le RISORSE del Pianeta vengano UTILIZZATE per la VIVIBILITA’ e la LOTTA contro ogni manifestazione di DISTRUZIONE e AUTODISTRUZIONE.

     Ferma restando la LIBERTA’ degli ESSERI UMANI.

Come si vede, tutto questo è palesemente UTOPICO,

quindi,

non essendo la MATEMATICA un’opinione,

bisogna concludere che il MONDO non si SALVERA’ (chi ancora non ha perduto ogni speranza, non manchi di cliccare su Fanpage “gli zombi di Nairobi” e gustarselo fino in fondo).

 

Questo COLLASSO GENERALE avverrà in modo GRIGIO e BUIO, come nei bombardamenti SIRIANI o ISRAELIANI, o nei naufragi e negli agguati di STERMINIO amazzonici e africani, OPPURE in modo ROMANTICO, come nello SCONTRO FINALE tra i GIGANTI e gli DEI, del RAGNARQK nella mitologia norrena?

Si vedrà, lo vedremo noi, o i nostri discendenti, tra… NON MOLTE GENERAZIONI, temo.

 

Quel che è certo è che da questa Terra, spariranno TUTTE le ANIME UMANE.

Essa continuerà a VAGARE nell’UNIVERSO forse per milioni di anni ancora; ma CHI prenderà su di essa, il posto della SPECIE UMANA?

     Qualcuno, tra gli insetti, dei più battaglieri? O tra gli uccelli, rettili, mammiferi? Forse pesci, dai quali noi stessi deriviamo e tutto potrebbe ricominciare, piranha, squali, o crostacei sempre più agguerriti, magari molluschi, piovre, sempre più giganti.

Leggo che l’apparizione di un GENERE assimilabile all’HOMO sul nostro Pianeta è databile ad oltre 2 MILIONI di anni fa, eppure ESSI sono TRASCORSI.

Dopo circa 1 MILIONE e 800.000 anni, l’evoluzione ha comportato l’affacciarsi su questa Terra dell’Homo Sapiens e, con lui, la NASCITA del PENSIERO, della SENSIBILITA’ ARTISTICA, dell’elevatezza dei SENTIMENTI.

Negli ultimi 7/8000 anni, a partire dai nostri giorni, andando a ritroso, dei rimanenti 200.000 per completare i 2 MILIONI suddetti, l’ESSERE UMANO ha fatto passi da gigante, da CACCIATORE/RACCOGLITORE, ad AGRICOLTORE/ALLEVATORE e così via.

Vediamo intorno a noi, ancora oggi, abbondantissime tracce.

 

Dobbiamo ora chiederci: quanto tempo potrà impiegare il cervello di una mosca, una cavalletta, o del più umile degli insetti, del gatto di Schrödinger, o di una rana scattante, per acquisire un’intelligenza assimilabile a quella umana, e capacità di interlocuzione, espressione e documentazione?

 

“Dio solo lo sa!”

Possiamo rispondere, prendendo in prestito l’esclamazione che solitamente usava l’autista Mikhail al servizio del vice primo ministro libanese, in risposta alle domande che gli rivolgevano, sulle previsioni circa i drammatici eventi che stavano per realizzarsi in Libano e sconvolgerlo per sempre, nel giugno del 1982, Autorità ed altre persone, che pure avanzavano ipotesi, tutte rivelatesi infondate, come apprendiamo dal “Cigno Nero” di Nicholas Taleb.

“Solo Dio lo sa!” E’ anche l’avvilita osservazione del parroco Don Valentin, che fa da contrappunto al canonico “Non consta” dell’Eminenza Ratzinger, futuro Papa Benedetto XVI, circa un presunto miracolo, in un recente film spagnolo: “GARABANDAL”, basato su fatti realmente accaduti a San Sebastiàn de Garabandal, nel nord della Spagna, all’inizio degli anni ’60 del XX° Secolo.

 

 

Ma qui la domanda sorge spontanea:

Se le anime sopravvivono agli Esseri Senzienti che le ospitano; se esse, nel loro insieme, costituiscono l’Anima del Mondo; o, quantomeno le Anime degli Esseri Umani possono essere identificate come l’Anima del Mondo, quando TUTTI gli Esseri Umani (e probabilmente, gran parte degli altri Esseri viventi) saranno spariti da questo Pianeta, che ne sarà delle loro ANIME? Che ne sarà dell’ANIMA del Mondo?

 

Per tentare una vaga risposta a questa domanda, non possiamo che fare ricorso alla SPERANZA.

Ed ecco che ritorna il discorso sulla MATEMATICA.

Anche qui occorre una spiegazione:

 

Possiamo affermare che SE essa, o più in generale, la scienza, sorregge come un ARCO in CIELO, la SPERANZA, questa potrà essere più FONDATA.

In tal senso mi sento di dire che la MATEMATICA, o, se si preferisce, la SCIENZA, si SALVERA’ dall’annientamento del MONDO.

 

Allo stato attuale delle conoscenze e delle potenzialità scientifiche non possiamo passare dal tempo reale, o tempo termico, che prosegue inesorabilmente verso il futuro, facendoci invecchiare o, ad un certo punto, morire, al tempo immaginario, quello che gli scienziati più qualificati, quelli della buona scienza, individuano come una linea perpendicolare che scende a tagliare la linea orizzontale del tempo ordinario.

Qui non dovrei addentrarmi oltre, ma è un’occasione che non posso perdere per illustrare meglio il mio pensiero:

Se il campo esistente tra le due linee appena dette, fosse costituito da una fitta rete immobile e indefinita, questo, a mio modo di vedere, aprirebbe un mondo affascinante.

Ciò è possibile se immaginiamo il tempo, lo spazio, l’interazione spazio-temporale, appunto, come una fitta rete immobile e senza confini, attraverso la quale, già oggi, e non in un ipotetico futuro anteriore. fecondo di grandi scoperte scientifiche, potremmo passare e andare avanti e indietro nel tempo, in altri mondi e in altre dimensioni, se non fosse per la nostra corposità.

Ma l’anima… alla quale abbiamo sempre fatto riferimento come qualcosa di evanescente, di etereo? Potrebbe, indifferentemente trasmigrare da un punto ad un altro, attraverso le pur ristrette maglie della rete?

Devo necessariamente fermarmi a queste DOMANDE senza RISPOSTE.

Richiamo qui i miei 4 articoli sull’anima (nell’ordine: “LA BAITA dell’ANIMA - Qualcosa intorno all’anima”; “I MORTI e LE VITE – Il culto dei morti e le precedenti vite”; “CONCLUDO sull’ANIMA – Ultime cose intorno all’anima”; “IL SOGNO e l’ANIMA – IV appendice, l’anima e il sogno”), consultabili in questo blog.

Seguendo il tracciato ideale della felice intuizione del  fisico americano Richard Feynman, dovremmo trovarci in un Mondo parallelo, o forse… in un  sogno?

Ripropongo d’istinto, a chiusura, una mia poesia inclusa nella raccolta: “LASCIAMOCI COSI’” ISMECA Editore 2012; dopo averci molto pensato, in versione INTEGRALE, con qualche ammodernamento nella stesura. ‘Tanto, caro lettore, se ti stanchi o ti annoi, puoi smettere quando vuoi’ ho pensato (uno stralcio della stessa, col titolo: IL NUOVO EDEN, è contenuto nell’articolo “Un nuovo contesto di pensiero e i ‘CIGNI NERI’ I parte 2° Cap.” – v. nel blog COMPRENDERSI www.algormar5th.it  “DOVE VA IL MONDO I 2”):

 

IL GIORNO IN CUI DIO DECISE DI RIFONDARE L’EDEN, O MEGLIO, FONDARE IL NUOVO EDEN

Collocazione temporale: domani o forse è già avvenuto

collocazione spaziale: dovunque sia stato o sarà.

 

Dov’era prima di tutti i tempi,

sulla Terra di sempre,

abitata una volta da Dio

e da Lui abbandonata

dopo che, nei suoi confronti,

il primo tradimento fu perpetrato,

essendo falsata la tradizione

della cacciata dall’Eden degli amanti fedifraghi,

nei secoli tramandata

per imperdonabili errori

di interpretazione e comunicazione,

figli forse di cattiva coscienza,

forse di misteriosi prodigi,

doveva rinascere, secondo un disegno imperscrutabile;

come è parimenti, nel fondo, l’animo umano.

Dio proprio, allora, prelevò l’intero genere umano

 fino all’ultimo aborto e seme congelato,

tutte le specie animali e vegetali esistenti

fino all’ultimo batterio bombardato e soffio di polline vagante,

ogni cosa fino all’ultimo grano di polvere

sollevato da un esausto topo del deserto,

o virus informatico

casualmente generato da un colpo di tosse

nei chips di un obsoleto computer

e, in un nanosecondo, trasferì l’intero carico

su un pianeta gemello, nella galassia cerniera dell’Infinito,

dove tutto era predisposto affinché nessuno si accorgesse di nulla.

Stesso sistema solare, pianeti, luna, stelle, angolazioni trigonometriche e asse rotatorio, venti, mari, cimiteri, porti e aeroporti, canzoni, prostitute, sfasciacarrozze, discariche, storie, diatribe, stagioni e stazioni orbitanti, religioni, dogmi, tabù, virtù, crimini, pascoli, piantagioni,

tutte le contrastanti opinioni, sul bene e sul male, coraggio e viltà, lealtà e tradimento, quali che esse fossero, di un cattedratico o un premio Nobel, una badante, un tassista, un portiere d’albergo o di un clown,

tutte le porzioni, nessuna esclusa, di gloria, vergogna e indifferenza, verità relative e relative menzogne, promesse mantenute e mancate, sogni, incubi e desideri, vizi, abitudini, hobbies, bisogni, manie, pubblicità e rimpianti, luci ed ombre,

tutto il dolore e la gioia del mondo, ogni altro sentimento, ragionamento o intuizione non escludendo i grandi orrori, e le mostruosità, così come i grandi e piccoli momenti di commozione, le lacrime, i sorrisi, quelle espressioni sui volti dei bambini o, a volte, degli adulti.

Nessuno, infatti, si accorse di nulla,

e la vita affannosamente, incredibilmente

(ogni altro avverbio voglia chi legge)

continuò come sempre.

La Terra, rimasta ignuda e silente, lasciata così com’era per diversi secoli condensati in frazioni di un attimo,

affinché solo l’orecchio di Dio potesse sentire il sibilo lungo e continuo del vento che non c’era, e il fragore della risacca di quelle stesse onde spumeggianti

artefici dell’arcobaleno fantastico che solo nei suoi occhi poteva riflettersi in un imponderabile oceano,

solo il suo olfatto cogliere la fragranza di lontane foreste,

milioni, forse miliardi di anni luce,

o di un fiore nascosto di lì ad un passo virtuale,

non bello, sublime per il suo intatto profumo

lontano, questo sì dall’indomita avidità della presenza umana,

fu raccolta dall’Universo

e, immersa nel mare dell’Eternità,

depurata da tutte le incrostazioni dei tempi e delle scienze,

ritornò com’era prima del soffio vitale sul fango

e la successiva scommessa di una costola;

solo bellezza e bontà delle valli e dei monti, tumultuose cascate, frutteti e serpenti, delle acque, delle foreste, della natura, colori, odori, sconfinate praterie, cavalli dalle lunghe criniere, bisonti impazziti per ore in fuga a perdita d’occhio, per sparire, nel balenare di un attimo, in un ipotetico orizzonte,

violenza sì, ma armonia, legami, futuro,

i luoghi della sacralità e del mistero,

una montagna, una sorgente, una cascata,

l’eco di nebbiose lontananze.

Che cosa mancava?

L’eterno elemento dolente… inutile dirlo.

Se Dio non ama giocare a dadi,

come sostenne qualcuno ispirato da elevata ragione,

non disdegna, peraltro, scommettere;

fu così, può dirsi, che non esitò a confermare il libero arbitrio,

prima ancora che ogni altra decisione divenisse realtà.

Quindi sottrasse all’ignara umanità,

scegliendo uno ad uno, con certosina cura immediata, tutti coloro che erano, al suo indefettibile vaglio, assolutamente, irrimediabilmente, inequivocabilmente, definitivamente soli, di tal che la loro assenza passasse del tutto inosservata, e con essi, come si può dire, ripopolò la Terra.

Abolito l’isolamento fu privilegiata la socialità;

alla staticità si preferì la dinamicità.

C’era la morte, come la vecchiaia,

ma non la saggezza,

come ogni altra parola obsoleta e così “libertà”, “pace”, “solidarietà”, “amore”, “verità” ed altre, per non parlare di “legge” e “giustizia” lontane cugine, secondo un grande artista, che si conoscono poco e, in alcuni casi, non si parlano neanche,

tutte sostituite dal senso della bellezza e del mistero,

abrogata e sostituita a sua volta dalla visione d’insieme di ogni cosa ciascuna in relazione alle altre e tutte nel loro insieme.

In luogo dell’innocenza fu profuso il senso della felicità;

in luogo di ordine, obbedienza, sacrificio,

si affermò il rispetto per tutto ciò che era oltre se stesso nel pensiero, nell’azione, nel vivere.

Altro solo Dio sa;

quale fu, ad esempio, la distribuzione sul vecchio pianeta ormai non più tale, dei nuovi abitanti pur ad esso appartenenti; quale non fu la loro sorpresa e la loro reazione nelle nuove condizioni, solo Dio sa,

come per ogni altra cosa, sia così voluto, senza altra argomentazione.

D’altronde chi se non…

nessuno potrebbe… nessuno dovrebbe…

chi altri se non…

può sbagliare solo se vuole e così non esistere.

Fu così che tutto ricominciò daccapo o non ricominciò.

Non diversamente, del resto,

avrebbe potuto essere, o… non essere.

Tutto questo è nella poesia

che, da sempre, con alterne vicende,

accompagna l’umanità.

Ma da allora, con maggior presa,

quale campione di essa,

attecchì nell’animo degli abitanti del nuovo Eden.

 

Forio 4 Luglio 2021                                                                  Alberto Liguoro