Lo SFRUTTAMENTO del LAVORO nel MONDO GLOBALIZZATO
Tra le prime 100 imprese multinazionali, troviamo 36 AMERICANE, 28 CINESI, nell'insieme il 64% circa del totale; del rimanente 36% possiamo assegnare un 24% a Giappone, Germania, Regno Unito e Corea del Sud, 7% tra Francia e Olanda, il rimanente 5% va a Russia, Italia, India e Spagna.
Ci sono inoltre i nuovi COLOSSI come Big Pharma nel settore farmaceutico, e i padroni del mondo digitale (Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft).
Tutto questo complesso fa capo all'IOE (International Organization Employers).
In pratica il Mondo è diventato un'unica grande fabbrica, i cui vertici hanno una egemonia e una posizione dominante nelle contrattazioni di peso spaventoso e inedito; la maggioranza dei lavoratori, quindi, è precaria e vive in condizioni inaccettabili, senza regole e discipline di comportamento.
In tale situazione, i Paesi Poveri devono accettare "per forza" le condizioni aberranti a cui sono sottoposti i propri lavoratori (in alcuni Paesi l'80/90% dell'occupazione è così composta).
Inoltre il DOMINIO INCONTRASTATO delle Multinazionali genera molto spesso, disastri ambientali e umanitari, con estensione planetaria, senza fermarsi neanche dinanzi alla eliminazione fisica diretta degli attivisti che difendono le risorse naturali e l'ambiente (come accade sistematicamente in Africa, in Amazzonia, nel Lontano Oriente e in America Latina; come è accaduto, ad esempio, per Chico Mendes in Brasile, o Berta Càceres in Honduras).
La scandalosa carenza di possibilità di un lavoro stabile e dignitoso in un contesto di normalità e regolarità, comporta il fenomeno dei LAVORATORI MIGRANTI, naturalmente precari, sottopagati e "in nero": i c.d. "lavoratori informali".
2 MILIARDI di LAVORATORI, secondo le stime dell'ILO (International Labour Organization) sono "lavoratori informali" e costituiscono il 60% dei LAVORATORI effettivi nel Mondo (coloro che non riescono o non sono in grado di lavorare, per motivi POLITICI interni, di GUERRE in atto o per motivi SANITARI non vengono qui considerati).
Si stimano le seguenti percentuali di tali LAVORATORI, in alcuni PAESI che vengono presi in esame per la macroscopicità del fenomeno:
71,9% AFRICA
62,8% ASIA
63,9% Paesi ARABI
48,6% AMERICA LATINA.
E' intuitivo il CONDIZIONAMENTO, in vario modo, della suddetta SITUAZIONE, in EUROPA, nel NORD AMERICA, e in altri Paesi del MODELLO di VITA OCCIDENTALE.
Stando così le cose appare come INEVITABILE, in tempi, ormai, sempre più ravvicinati, un CONFLITTO nel MONDO GLOBALIZZATO, tra il CAPITALISMO SFRENATO e il NUOVO PROLETARIATO, come fu, in anni precedenti, in singoli Stati, quello per le CONQUISTE SOCIALI MAGGIORI.
Di quali proporzioni?
Per quanto tempo?
Con quali modalità?
E come andrà a finire?
Solo Dio lo sa.
FONTI
Sandro Antoniazzi "La politica mondiale del lavoro. Affrontare la globalizzazione!" Jaca Book Milano 2020.
Giuseppe Deiana “Il lavoro nella globalizzazione – Quali prospettive per un lavoro dignitoso” (Studio per il progetto QUANTI – Centro PUECHER Andrea Cattania)
10 Luglio 2021 Alberto Liguoro
Ultimi commenti
Chi si contenta delle verità acclarate, è un fanatico. I pensatori veri cercano le ragioni segrete di ogni strategia politica e militare, per migliori apprendimenti, e condanne circostanziate .
Il giudizio espresso è parziale e fortemente etico, ideologico, politico e settario... e il terrorismo? La corruzione politica? La mafia? L'onnipotenza del potere? Il corporativismo ? ecc.
Un bellissimo testo, da far conoscere a tutti!
Lucida perfetta analisi che purtroppo lascia molti interrogativi sulle nostre possibilita' di essere finalmente annoverati tra le nazioni che abbiano saputo fare i conti con il proprio passato .